lunedì 14 dicembre 2015

L'amore non esiste

"ma esistiamo io e te
e la nostra ribellione alla statistica
un abbraccio per proteggerci dal vento
l’illusione di competere col tempo
e non c’è letteratura che ci sappia raccontare
i numeri da soli non riescono a spiegare
l’amore non esiste esistiamo io e te"



Chissà perché dopo averti visto io debba ritrovarmi in botta. Ma in botta vera. Malinconia, nostalgia, dolcezza, passione, un turbine di sentimenti diversi mi passa attraverso ed io mi ritrovo inerme, completamente imbambolata.
Che poi tu, sei sempre tu. Ci conosciamo ormai come le nostre tasche, sappiamo chi siamo, cosa sentiamo, cosa vogliamo. Eppure.
Eppure... non è mai scontato con te. Non è mai banale. Neanche se il nostro incontro è in un aeroporto, con intorno mille persone e nessuna possibilità di rinchiuderci nel nostro mondo.
Non ti vedevo da giugno, da quando mi hai accompagnata nella follia del mio primo tatuaggio. Eppure, ancora una volta, ti ho abbracciato e mi è sembrato che il tempo non fosse mai passato.
Anni, mesi, giorni, con te non hanno importanza.
Tu sei tu. Sempre tu. Con i tuoi bellissimi occhi scuri e le tue mani cosi grandi e belle che ogni volta mi si stringe lo stomaco a guardarle.
Siamo noi anche e soprattutto nel trattenerci, nel non darci un bacio e poi dircelo solo dopo quando ormai il tuo aereo è partito e non c'è più niente da fare.
Quanta tenerezza c'è in questa timidezza in due persone che hanno condiviso il letto, l'anima e la testa? 
Sei la mia persona speciale. Chissà se lo sai. Che te l'ho detto mille volte che mi piace il nostro rapporto cosi indefinito ed indefinibile, questo sapere che mai ci perderemo e che a nostro modo in qualche modo ci ameremo sempre anche se non è il tipo di amore convenzionale.
Ma tu l'hai detto meglio di me. 
L'altra sera, al tuo ritorno in terra straniera, mi scrivi che tua sorella non capisce come mai io e te non abbiamo una relazione.
E tu le rispondi questo:
" Noi ABBIAMO una relazione forte, tu avrai sempre un angolo del mio cuore ed è bello essere amici perché non possiamo lasciarci. Quante storie d'amore finiscono bruciate dalla passione che diventa rabbia. 
Io immagino le relazioni di coppia come  un razzo: tanta potenza ma anche molte vibrazioni e tanti piccoli componenti che possono cadere causando un disastro.
Tutto per raggiungere la luna usando tutta la potenza disponibile...
Invece, io e te, siamo una mongolfiera. 
Ci lasciamo trasportare da un vento leggero e risaliamo le correnti ascensionali e ogni tanto ci liberiamo di un peso per volare più in alto.
E non ci importa di raggiungere la luna, perché la luna è più bella vista dalla terra".

Ed io me ne resto lì davanti allo schermo con il magone in gola pensando che sia la cosa più bella che tu mi abbia mai detto in questi anni.
E mi manchi.
E' così ogni volta. Perché dopo aver passato un'ora con te o un giorno, quando te ne vai mi rendo conto di quanto tu manchi qui, fisicamente, nella mia vita. 
E allora me ne sto in botta. Ma non sono triste, no. 
Mi sento tante cose ma non triste. 
Tu ci sei, ci sarai, ed io so che non sarò mai sola finché avrò noi.


lunedì 30 novembre 2015

Dicotomie di metà percorso

Intraprendere un'impresa titanica come quella che ho intrapreso io 7 mesi fa è qualcosa di catartico.
7 mesi fa pensai "ma sì proviamoci. Che vuoi che sia, mi metto a dieta, faccio un po' di palestra e piano piano qualcosa accadrà."
Non ero affatto convinta né dei risultati né tanto meno che il mio sforzo sarebbe durato più di una settimana.
Soprattutto, la vedevo da un punto di vista del tutto sbagliato.
70 kg per me erano solo un numero sulla bilancia. Pensavo: a 130 kg o a 60 kg io sono e sarò sempre la stessa.
Nulla di più lontano dal vero.
Perdere cosi tanto peso, buttarsi anima e corpo in un'impresa del genere, ti cambia interiormente.
Per forza di cose.
Accanto alle piccole consapevolezze, alle soddisfazioni, alla fatica e al sudore sta crescendo, per assurdo, la mia insicurezza.
E' difficile da spiegare, ma ci provo. Che ho bisogno di spiegarla a me stessa sta cosa, per poterla maneggiare.
Mi guardo allo specchio mentre indosso un vestito che mai avrei pensato prima (per la cronaca "prima" gonne e vestiti erano off limits per me) o fasciata in un paio di jeans che qualche mese fa non mi sarebbero entrati nemmeno in una gamba, e dentro di me si scatenano reazioni opposte e contrarie.
C'è la parte di me che si complimenta, che si sente orgogliosa. Ma è una piccola parte. La parte di me che prevale è più insicura di prima.
E' buffo ma mi sento più brutta di 40 kg fa. 
La me di 40kg fa fondamentalmente se ne fregava. E viveva discretamente bene. Riusciva persino a conoscere uomini, spesso in senso biblico.
La me di ora invece vede una miriade di difetti e proprio non ce la farebbe a sopportare lo sguardo di un uomo.
Vivo in un bozzolo dal quale il mondo è escluso. 
E non è che io sia triste, anzi. Per la maggior parte del tempo, in realtà, non ci penso proprio.
Ma capita di pensarci. Penso al fatto che io mi senta felice nel passare il sabato sera avvolta in una coperta in poltrona con in braccio la mia gatta. Penso al fatto che mi manchi essere baciata. Sarà stupido e pure adolescenziale, ma in questo momento mi manca essere baciata. Non il sesso, non la presenza di un uomo nella mia vita, solo essere baciata.
Penso al fatto che sto sviluppando questa strana fobia nei confronti del sesso. O meglio, non proprio del sesso, quanto dell'intimità. Inorridisco alla sola idea di essere nuda con qualcuno.
Pensieri che insieme non ci azzeccano, o forse si.
Forse, mi dico, fa tutto parte del processo. La presa di consapevolezza, il rinchiudersi. In fondo, mi dico, il bruco si costruisce il suo bozzolo per poter diventare farfalla. 
E' nella sua natura e nessuno si sognerebbe di dirgli "oh bruco che fai? esci, vedi gente!" Il bruco si costruisce il suo bozzolo e aspetta. Lontano da tutti, solo con se stesso. 
Forse è quello che sta succedendo a me. Forse alla fine di questo percorso riuscirò a liberarmi del bossolo e svolazzerò come la più sfacciata della farfalle.
Forse, semplicemente, questo è il mio tempo. Tempo dedicato solo a me. 
E forse va bene così. 

giovedì 26 novembre 2015

la sfigaggine di una calimera

Perchè diciamocelo. Io sono una calimera. Piccola e nera. E chiatta. E' la verità. Lo è sempre stata.
Sono un uomo sotto mentite spoglie. E puntualmente divento amicissima di uno che mi piace. E puntualmente... RESTO amicissima.
E lui è talmente amicissimo che nel frattempo si impegna con una e...vuole presentarmela!
yupiieeeee! Gioite angeli del cielo!
Ed io che, piuttosto che fargli capire la verità preferirei una morte lenta e dolorosa, fingo un entusiasmo ed una partecipazione da premio oscar come miglior attrice non protagonista.
Ma, signori, la dignità prima di tutto. E se è vero che i sentimenti d'ammmore hanno sempre dignità, è pur vero che far trasparire un trasporto verso qualcuno che PALESEMENTE non ti pensa proprio... è da folli. Un'impresa suicida. 
Ed io mi voglio abbastanza bene per evitarmelo. 
E niente, respiro profondamente e poi ci rido su. Perchè io rido su tutto e perchè tanto non c'è niente che si possa fare e, soprattutto, non è colpa di nessuno.
E poi la sua tipa è una gnocca paurosa, come dargli torto.
In quanto a me magari tra un po' gnocca lo sarò anche io. 
Anche se in verità in questo periodo mi sento meno bella di prima e soprattutto non sento più, come dire, alcun istinto animalesco.
Sarà la dieta, sarà lo stress, ma tant'è.
Lui era l'unico a stuzzicare il mio ormone, ma che ci vuoi fare.
Poi razionalizzo e mi rendo conto che io sono e resterò sola molto a lungo perchè in fondo è quello che voglio. Perchè nella mia solitudine ci sguazzo e mi sollazzo e un uomo tra i piedi proprio no.
E' così. E forse, inconsciamente, è per questo che mi prendo scuffie impossibili per uomini improbabili.
Per aver qualcosa da sognare nella confortevole sensazione che mai accadrà.
E' psicologia spiccia, ma credo mi calzi a pennello.
E va bene cosi. Non ho l'ansia da accasamento. Quando sarò davvero pronta probabilmente accadrà o magari no.
Nel frattempo io sono l'amica. Ma soprattutto sono tutta mia e solo mia.
Mica cotiche!

mercoledì 25 novembre 2015

Immersus emergo

Quando affondo, riemergo. E' il mio secondo tatuaggio. Il mio motto. L'unica cosa in cui ho capito di essere veramente brava.
Non ho mai avuto paura del dolore, delle difficoltà. Non sono mai scappata neanche quando forse, anzi sicuramente, sarebbe stata la scelta migliore. La ritirata strategica che ti evita feriti e prigionieri. Ma non è mai stato da me. Ho sempre vissuto tutto al massimo. Gioie, dolori, amori, speranze. Tutta me stessa, muscoli, cuore e nervi esposti e offerti puntualmente in sacrificio.
Ma ogni volta, ogni santa volta, ho trovato il modo per rialzarmi. Piegata, dolorante, un po' ammaccata, ma sono sempre riemersa dai miei abissi.
Ed è qualcosa che non voglio smettere di fare. Anche ora che quegli abissi li guardo e so che sarebbero pronti ad inghiottirmi in un batter di ciglia se io lo permettessi.
Così me lo sono scritta sul polso. Per ricordarlo quando mi verrà voglia di mollare o quando penserò "questa volta non ne esco."
Perché ne uscirò anche se non so come.
Per il momento corazzo me stessa, mi preparo alla guerra e festeggio le mie prime timide vittorie.
Una in particolare mi rende molto molto orgogliosa di me. E sì ho voglia di vantarmene perchè nella vita non lo faccio. Anche davanti ai complimenti altrui tendo a sminuire. Ma ora mi va di dirlo e di dirlo forte perchè sono fiera di me, perchè mi amo per questo.
Dopo una vita passata a lottare con la mia obesità e la mia pigrizia, mi sembra ancora impossibile l'impresa che si sta avverando sotto i miei occhi.
7 mesi di palestra e dieta: 37kg persi.
Mi guardo allo specchio e a stento mi riconosco anche se il percorso non è ancora finito e di salita da fare ce n'è tanta.
Eppure io stento a riconoscermi. E non si tratta di kg, centimetri o taglie. Si tratta di una me che non molla, che ci crede, che lotta e lo fa con il sorriso.
Si parla di una pigra da premio oscar che improvvisamente e senza neanche saperlo si butta nel body building e ce la fa.
Neanche sapevo cosa fosse fino a qualche mese, figurarsi.
Il body building non è neanche uno sport. E' uno stile di vita. Vuol dire davvero concentrare le proprie energie in un obiettivo. Vuol dire farsi il culo vero in palestra 5/6 volte a settimana in sessioni che variano dall'ora e mezza alle due ore, vuol dire seguire scrupolosamente un'alimentazione ferrea senza concessioni.
Soprattutto vuol dire competere costantemente con se stessi. E forse è questa la parte che amo di più. Al di là degli evidenti risultati fisici, c'è la voglia di migliorarsi sempre. La soddisfazione quando riesci a non mollare anche se le gambe bruciano, quando riesci a fare una serie con un peso maggiore.
La forza d'animo che ti tira fuori è qualcosa di sbalorditivo. Almeno per me. Che non lo credevo proprio, che mai avrei immaginato di fare una vita cosi, che mai avrei pensato di riuscire. E invece...
Sono fiera di me, molto.
Lasciatemelo dire :)

giovedì 19 novembre 2015

Vorrei sentire

Alle 14.00 di Lunedì 07 settembre 2015 il mio mondo è crollato. E con lui sono crollata io, sul marciapiede difronte all'ufficio, perché le mie gambe erano improvvisamente incapaci di sorreggermi.
Sono rimasta lì a fissare i miei piedi dentro un fiume di lacrime incurante di chi mi passava accanto, lottando contro l'ineluttabilità di quello che mi era appena stato detto.
Sono rimasta lì con la voglia di gridare sigillata nel petto e che mi impediva il respiro, con la voglia di scappare via lontano ma senza la forza per farlo. Fino a quando due braccia forti mi hanno stretta e portata via dagli occhi della gente e hanno cullato i miei singhiozzi stringendomi sempre un po' più forte come per evitare che, insieme alle lacrime, scivolassi via anche io.
Sono seguite notti insonni, pianti e gambe che tremano ad ogni squillo del telefono.
L'impotenza. La straziante, dilaniante, paralizzante, consapevolezza che non puoi farci niente. Le tue lacrime, il tuo amore, niente potrà cambiare le cose.
Ho sbarrato gli occhi nel buio, una notte, e ho realizzato che questi giorni e quelli che verranno non saranno altro che un lungo, lento addio. Il dolore mi ha attraversato le viscere come mai nella mia vita era accaduto. Perché un dolore diverso da tutti quelli provati fin'ora. Perché il mio cuore può reggere tutto il male del mondo se riguarda solo me, se fa male solo a me. Ma non ce la fa a sopportare questo strazio, a guardare il mio papà che continua a scherzare e sorridere anche se vorrebbe solo starsene a letto per il dolore. Lo vedo reagire con la forza di un leone, lo vedo lottare con la tenacia e l'ostinazione che solo un grande amore può dare. L'amore che prova per mia madre e che, pur di non vederla soffrire e preoccuparsi, lo trascina fuori dal letto e gli dipinge sul volto scavato un sorriso inespugnabile. E il mio cuore si stringe. Vorrei proteggerlo, vorrei poterlo fare. Vorrei che tutto questo fosse capitato a me perchè non voglio pensare a quando saremo costretti a dirgli addio. Non voglio pensare a mia madre che morirà con lui dopo 44 anni passati ad amarsi come il primo giorno.
Ma io sono io. Sono fatta a modo mio, ho la mia scorza dura che mi protegge dal mondo e da me stessa. E questi pensieri li seppellisco dentro di me, mentre io sono quella di sempre: ironica, cinica, apparentemente come prima.
Anche se niente è come prima.
Talvolta sono talmente brava a nasconderlo agli altri da nasconderlo persino a me stessa, da quasi dimenticare la realtà. 
Talvolta nella mia testa sento un click, E il mio cervello rifiuta la realtà ed è come se il mio papà non avesse il tempo contato. Mi sforzo per sentire la verità, ma non sento niente.
Sono momenti in cui mi prende il panico, La paura di essere diventata talmente dura da non provare più sentimenti. 
Ma so che non è così. Perchè poi le paure, i sentimenti, tutto torna come un'onda. Quando meno me l'aspetto.

Ci ho pensato molto prima di scrivere questo post e l'ho preso e mollato molte volte e molti giorni prima di concluderlo. 
Non so, mi sembrava di dire qualcosa di troppo privato, di troppo delicato. Ma in fondo anche questo fa parte di me, della mia vita, e alla fine è giusto così.


venerdì 6 novembre 2015

E' straordinaria la capacità che ha la vita di sorprenderti, di farti finalmente guardare ciò che fino a quel momento ti eri solamente limitata a vedere.
Io mi sono limitata a vederti senza mai davvero guardarti per 800 giorni, 6400 ore, a grandi spanne.
Mi facevi un po' paura in fondo. Ti vedevo così distante, algido, imperscrutabile, enigmatico. Mi sentivo a disagio, goffa ed insignificante accanto a te. 
Ci penso e ripenso e davvero non ricordo come o quando le cose siano cambiate. Non so come sia successo che due poli opposti come noi si siano avvicinati.
Uno come te che, come un lupo selvatico, impiega un tempo incredibilmente lungo a studiare ed annusare gli altri prima di lasciarsi avvicinare ed una come me che vuole far paura ed invece finisce per essere cappuccetto rosso.
Ed ora che finalmente ti guardo, ora che i tuoi sorrisi scaldano le mie giornate, mi sorprendo nell'incanto di capire chi sei.
Non è facile entrare nella tua vita. Sei una stanza con la porta socchiusa dove entrare adagio, in punta di piedi mentre io, per te, sono una casa senza pareti.
Mi sono sentita così esposta, vulnerabile, in quelle ore bloccati in quel posto senza territorio, mentre ti snocciolavo la mia vita incalzata dalle tue domande. Eppure, anche se i miei occhi fuggivano dal tuo sguardo, mi sono sentita speciale mentre sgranavo il rosario delle mie fatiche, delle mille vite vissute in una manciata di anni, semplicemente perché lo stavo raccontando a te.
A te che hai quella luce negli occhi mentre mi guardi, a te che quando mi hai vista crollare sotto il peso di notizie terribili mi hai semplicemente stretta tra le tue braccia calmandomi il cuore.
A te che mi fai ridere senza freno. A te che hai la capacità di non farmi sentire sola neanche quando ce ne stiamo in silenzio.
Sei un labirinto, sei lo stregatto che scompare proprio quando stai per afferrarlo.
Sei un enigma che non voglio risolvere, non per il momento.
Mi piace scoprirti piano piano senza forzare la serratura.
Perché la vita è un viaggio di quelli che devi solo goderti senza domandarti quale sia la destinazione.

venerdì 31 luglio 2015

Le cose che non ti aspetti

Quel che mi piace dell'amore è il suo essere assoluto.
Non esiste il poco amore o il troppo amore.
Esiste l'amore. Punto. Si ama o non si ama.
Non si può amare poco. Perché l'amore, quando c'è, è un sentimento ingombrante e tiranno che ti invade la vita senza chiedere il permesso. E se così non è allora non è che un timida imitazione mal riuscita.

Quel che mi piace dell'amore è che può assumere diverse forme, ognuna giusta a modo suo.

Quel che mi piace dell'amore è che ha i suoi tempi. Insindacabili, incontestabili, imprescindibili.
Può bastare un momento talvolta.
Ma a volte ci mette tanto tanto tempo prima di farsi vedere, prima di farti capire che lui c'è e che in realtà è lì da sempre nascosto tra le pieghe del tuo cuore, ma tu eri troppo impegnata a cercare di sfuggirgli per accorgertene.
Quel che mi piace dell'amore è che decide lui come palesarsi. Improvvisamente, furtivamente, subdolamente.
Può capitare così che ti sciogli nell'abbraccio di D. Il tuo "più che amico" da anni. Quello con cui hai condiviso di tutto e che non sei riuscita a cacciare dalla tua vita neanche quando ti ha ferita davvero. Lo abbracci prima di prendere l'aereo che ti riporterà a casa a 1650 km di distanza e qualcosa si spezza dentro. Non ci fai caso subito anche se al check-in avverti la presenza di un inaspettato e doloroso nodo in gola.
Nodo che si scioglie in pianto quando, atterrata, trovi un suo messaggio di una dolcezza straziante e disarmante. Proprio lui con cui ti sei sempre sentita in sintonia anche e soprattutto per la sua dolcezza dosata, mai scontata o smielata.
Ma il giorno dopo mentre vaghi confusa per casa con la sensazione che ti abbiano strappato via un arto, realizzi. Sei lí ferma in mezzo alla cucina e capisci che quello che tu e lui avete non potrai averlo con nessun altro. É una forma d'amore non canonica ma indiscussa, assoluta.
Forse la forma d'amore più pura che ti venga in mente perché, entrambi, donate all'altro senza aspettative, obblighi, condizioni. O forse, proprio per questo, la più vile perché non avete il coraggio di provarci davvero, di rischiare il cuore e i lividi.
Ma non c'è modo diverso per definire questo sentimento che vi tiene uniti nonostante la vita scelga strade diverse. Non c'è altra definizione se ogni volta che i vostri sguardi si sfiorano il cuore fa festa e neanche si accorge che era passato un anno dall'ultima volta. Il tempo per voi è un concetto astratto, inutile. Siete come un discorso lasciato in sospeso che riprende dall'ultima parola ad ogni incontro. Non ci sono punti, solo virgole.
Non c'è via di scampo se solo abbracciata a lui il sonno giunge lieve e pacifico. O se a dormire non ci pensi proprio perché preferisci goderti lo spettacolo dei suoi occhi chiusi e del suo viso che, nel sonno, cerca il tuo mentre gli accarezzi piano i capelli.
E se ascolti per giorni, a rotazione, la vostra canzone e gli citi la frase "ma tu dentro di me non muori più" e lui sorride commosso, allora capisci che forse questo bizzarro confuso sentimento lo sente anche lui. E niente ti importa più davvero. Non ti importa della distanza, delle promesse, del quotidiano, del domani. Non ti importa nemmeno se, prima o poi, le vostre strade si allontaneranno ancora di più o si perderanno tra braccia sconosciute.
Perché sai, ora lo sai, che niente e nessuno ti porterà mai via quel che avete insieme. Avete condiviso troppe risate, lacrime, follie, parole, baci, mani e notti per potervi perdere.
Forse questo è l'amore di cui siete capaci e che volete.
E allora ti guardi allo specchio e sorridi perché, fra le tue scapole, c'è ora il tatuaggio tanto pensato e desiderato: il simbolo della tua rinascita. Sorridi perché anche in questa occasione lui era lì con te e ora è come se tatuato sulla pelle avessi anche lui.

martedì 23 giugno 2015

Di cambiamenti e riflessioni

Non scrivo da tanto, troppo tempo.
E' che ho avuto da fare. Ma tanto da fare. Mica è una scusa sa?!
Ho avuto da fare con me stessa. Dici poco?
Il mio blog è un pensiero costante ma poi chissà come, non mi metto mai a scrivere. La verità è che questo blog mi rispecchia ben poco. Perchè mi rendo conto che qui ho descritto più che altro i miei disastri emotivi. Viene fuori un quadro poco incoraggiante di una sfigata paria dell'amore, quasi sempre depressa.
E invece no. Si dà il caso che io non sia così. Si dà il caso che io sia una cazzara da premio nobel, sparo minchiate a raffica, rido spesso e volentieri e il mio sarcasmo e la mia sottile ironia non risparmiano nessuno. MAI.
Rido molto di me, del mondo, persino delle disavventure pseudo sentimentali. Ci rido perchè talvolta ne capitano davvero di assurde, imbarazzanti nella loro triste esistenza.
Ma poi qui non ne scrivo. E mi rendo conto che non ne scrivo per due grandi motivi:
1. La verità è che mi viene più da scrivere quando sono depressa. Eh si sa, noi artisti veri (?!) produciamo di più e meglio quando siamo depressi e non copuliamo
2. Se mi mettessi a scrivere del buffo che mi capita, dovrei scrivere delle mie avventure di letto e sembra che questo blog sia refrattario all'argomento. Non il blog in verità, ma chi lo visita.
Che quando ho provato a raccontare di cose di letto (nello specifico del fatto che non devi essere l'amore della mia vita per farmi accoppiare felicemente con te), nei commenti si sono scatenati i moralisti, i "non farlo, ti butti via" ecc.
E sapete che c'è? La vita è già di per sé una gigantesca bolgia, una lotta continua e inesorabile. Non voglio lo diventi anche il mio blog. E per questo, fin'ora, ho rinunciato ad esprimermi al 100%. Ma, perdindirindina, questo è il MIO blog, il MIO spazio e ho deciso di non censurarmi più.
Per cui se quel che scrivo non andrà a genio a qualcuno, me ne faccio  una ragione.
oh.
Parlando di cambiamenti invece ce ne sono stati di importanti.
Il più grande è successo dentro di me. Ho preso in mano la mia vita partendo dalle basi.
Il 16/03/2015 ho deciso che basta. Non mi andavo più bene. Ho realizzato che la mia corazza fatta di kg in più, non mi era più necessaria. Non ho più bisogno o voglia di nascondermi. Voglio vivere e farlo fino in fondo, fino all'ultimo boccone di vita.
Così ho ripulito la dispensa e abbandonato il divano. Mi sono messa a dieta, iscritta in palestra.
Per la prima volta in vita mia, mi sono assunta un impegno che voglio rispettare fino in fondo.
Ho perso 20 kg. Ne mancano altri, certo, ma il cambiamento più grande non sta nel mio fisico che migliora di giorno in giorno quanto nella mia testa.
Sono centrata, so che se voglio posso. So che valgo. Ho dimostrato a me stessa il mio valore.
E non voglio più scordarmelo.


lunedì 20 aprile 2015

Sinestesia

Venerdì sera sono stata al Planetario. Milano ha il Planetario più grande d'Italia ed io.. non ci ero mai stata.
Ma venerdì c'era un "concerto astronomico" ed io mi sono incuriosita.
E' stata un'ora emozionante.
Nel buio della sala, accompagnate dal suono struggente di un organo, le stelle hanno a poco a poco fatto il loro ingresso in scena. La grande cupola dapprima bianca è diventata un cielo stellato..talmente rigonfio di stelle da farti mancare il fiato. Che a Milano un cielo così non lo si vedrà mai...
Un organo ed una tromba si sono intervallati interrotti solo dalla voce del relatore che indicava in cielo le costellazioni.
Poi, un suono fortissimo e profondo, ancestrale: era il Didgeridoo, strumento suonato dagli aborigeni.
E la volta celeste ha cominciato a ruotare per lasciare spazio all'emisfero australe.
E'stato uno spettacolo intenso.
E mi sono commossa.. molto.
Perchè le stelle mi fanno sempre questo effetto, persino quando sono solo "riprodotte". Perché per quanto io sia profondamente atea e cinica, le stelle mi fanno sempre pensare che non siamo soli, che siamo in qualche modo protetti.
Un po' quello che pensava Van Gogh quando ha dipinto il quadro che più amo in assoluto:

E così penso che fino a che i miei occhi riusciranno a guardare le stelle, niente potrà dirsi perduto.

martedì 24 marzo 2015

Si Sta come una gemma in primavera

Ho imparato che spesso il vero nemico, il vero impedimento alla nostra realizzazione, siamo noi stessi.
E' la paura del fallimento a fermarci. Il temere di non essere più in tempo, di non essere abbastanza, di non meritarlo, di non poterlo chiedere.
Viviamo la nostra vita come se fosse un copione già scritto sentendoci grati per quello che abbiamo ottenuto, pensando che chiedere di più sarebbe irresponsabile, ingrato persino.
Ma non è così. Se la nostra vita ha uno scopo, credo sia quello di pretendere sempre il meglio da e per noi stessi. Migliorarci giorno dopo giorno, riconoscere i nostri limiti e provare con tutte le forze a sfidarli e superarli.
Perché farlo ci rende persone forti, centrate, risolte. Persone in grado di aiutare anche gli altri a vivere davvero.
Non ci sono scelte ineluttabili, doveri imprescindibili, realtà immodificabili. Non siamo alberi. Siamo esseri in movimento e il movimento porta con sé, inevitabile, il mutamento.
Ed ho capito che non c'è niente che non si possa almeno tentare di compiere. 
Un mio grande difetto è sempre stato questo.. arrendermi. Non nella vita, ma con me stessa.
Progetti iniziati e accantonati pensando di non essere abbastanza per portarli avanti.
Fino a quando ho incontrato qualcuno che, come uno specchio, mi ha mostrato il mio vero essere. Mi ha stanata, letteralmente.
Ha letto dentro di me come nessuno aveva fatto prima. Ha visto le mie potenzialità e le mille scuse ammassate l'una sull'altra negli ultimi 20 anni per impedire a me stessa di cambiare.
Perché l'arrendevolezza, soprattutto verso se stessi, diventa un guscio confortevole. C'è un non-so-che di confortante nel dire a se stessi "non puoi farcela, lascia perdere. Vai bene così".
Se ogni incontro che facciamo ha un suo perché. se è vero che le persone entrano nella nostra vita per un motivo, credo che A. sia capitato nella mia vita per darmi una scossa. Per liberarmi da me stessa.
Si è accesa una luce dentro di me. La gemma del rinnovamento è appena nata ed io ho tutta l'intenzione di farla sbocciare al pieno delle sue potenzialità.

"Sembra sempre impossibile finchè non viene fatto" - Nelson Mandela

martedì 3 febbraio 2015

Leggerezza

Quest'anno è cominciato così. O meglio, sta prendendo questa piega.
E' cresciuta preponderante dentro di me quest'esigenza. E' nata come un sovrappensiero, come qualcosa che avverti ma a cui non dai importanza. Qualcosa che ti fa sorridere perché, conoscendoti. sai che non ne sei capace. E' qualcosa distante anni luce da te: la Leggerezza.
Con la L maiuscola.
Per una come me che vive sempre tutto all'estremo, che non conosce le mezze misure, che odia o ama con la stessa intensità, che se ci prova non lo fa a piccoli passi ma lanciandosi a folle velocità verso il burrone, la leggerezza è una dote sconosciuta.
"Lascia correre, lascia andare. Lascia che le cose accadono senza aspettarle." Mi è stato detto. E mi è stato detto proprio da chi sento di volere come si può desiderare il sole dopo mesi e mesi di pioggia.
Non l'ho presa molto bene. All'inizio mi ha fatta arrabbiare, poi ci ho riso, poi ci ho riflettuto.
Infine, ci ho provato davvero.
A vivere le giornate per quelle che sono, senza eccessive aspettative.
Sarà la scoperta dell'acqua calda per i più, ma per me assaporare la gioia di ciò che ho senza focalizzare ogni cellula del mio corpo su una sola dolorosa assenza, è una novità assoluta.
Perché in fondo è vero, certe cose devi solo avere il coraggio di lasciarle andare e dare al tempo la possibilità di fare il suo dovere.
Specialmente quando hai messo le carte in tavola, quando hai provato  il tutto e per tutto.
Allora puoi fermarti e dire a te stessa che è ora di dire basta, che farsi consumare non vale la pena.
Puoi dire a te stessa di prendere un bel respiro e dare il benvenuto alla leggerezza.
Le giornate prendono un altro sapore. 
Sorrido e lo faccio più spesso. Spesso mi ritrovo anche a sorridere a me stessa, solo per il gusto di farlo.
Vivo quello che arriva con leggerezza. Non superficialità. Solo la leggerezza giusta. Quella che ti fa godere delle cose, degli incontri, della vita senza eccessive aspettative. Quella che ti fa realizzare che non succede nulla: un errore non farà finire il mondo così come un incontro piacevole non è per forza il preludio all'amore della vita.
Quella leggerezza, mista ad un pizzico di fatalismo, che mi fa pensare "se deve accadere accade." 
Come disse un padre saggio a suo figlio "E non avere paura di perdere. Se deve succedere, succede - la cosa più importante è non avere fretta. Le cose belle non scappano.
(John Steinbeck)"
In fondo tutto questo è nato da un incontro imprevisto, inatteso, insperato. Tutto questo è nato dopo mesi passati a credere che nulla fosse accaduto, che gli fossi indifferente.
Mi sbagliavo allora e forse mi sbaglio anche adesso quando penso che tutto sia perduto.
Sicchè basta pensare. 
Vivo. Con leggerezza e sorrisi, senza aspettare ma non disperando.
Se così deve andare, troverà il modo di venire da me.

mercoledì 7 gennaio 2015

Propositi per l'anno nuovo: zero propositi

Sicché mi par di capire che questo 2015 sia ufficialmente iniziato e, con buona pace di Marty Mcfly, non è cambiato niente.
Le scarpe non si allacciano pigiando un tasto, non andiamo in giro su skateboard volanti ed io sono incasinata esattamente come sei giorni fa.
Non sono mai stata una fan di bilanci di fine anno e non ne farò.
Che bilanci dovrei fare? E' stato un anno faticoso, pesante, difficile. E' cominciato con l'arrivo inaspettato di P. Era il 30 dicembre 2013 quindi, tecnicamente, si può dire che ho cominciato il 2014 con lui.
8 mesi di spremute di cuore fino a lasciarlo esangue, fino a far pace con l'idea di lasciar andare, lasciar scorrere. Ho chiuso quella porta con la risolutezza di chi sa che di più non può, che non c'è più nulla per cui lottare se non la propria sopravvivenza. E non mi sono voltata indietro, mai.
E poi sono stati giorni uguali ad altri giorni.
Ci sono state due cose belle, molto belle, quest'anno.
La prima, la più grande, è aver conosciuto la mia anima gemella. Incontro avvenuto proprio qui su questo blog. Ci separano circa 800km ma io l'ho sentita vicinissima da subito. Ormai sa praticamente tutto di me anche le cose che ho pudore a raccontare persino alla mia migliore amica. E' una donna meravigliosa. Presente, ironica, pungente, tenerissima e dotata di un'intelligenza acuta. Una di quelle rare persone che hanno il meraviglioso dono di non farti sentire mai giudicata, qualsiasi cosa tu confessi.
Mi sento fortunata di averla incontrata, la mia M., la mia adorata M.
L'altra cosa è che al lavoro ho ottenuto una bella promozione. Sudata, sudatissima, ma è arrivata. Sentire il mio capo dire che "l'azienda si considera fortunata ad avermi", credo sia stata la cosa più bella in assoluto che le mie orecchie abbiano mai sentito...
A conti fatti è stato un anno difficile per il mio povero cuore ammaccato ma ci sono state cose belle. Gli amici di sempre sono sempre lì. Qualcuno è finalmente felice dopo tanto tempo e vedere quegli occhi nuovamente accesi è un'emozione pura.
E poi ci sono i nuovi arrivati come la mia M.
E uomini che sono passati e andati via senza lasciare troppi strascichi come M. (si ok stessa lettera ma persone diverse. eh :) che per quanto la mia M sia una donna bellissima io sono ancora inesorabilmente etero ahahah. ok chiusa la divagazione).
M. Quella coperta troppo corta. E' andato via. Una sera ha incontrato qualcuna e ha capito che il nostro rapporto, almeno in quella forma, doveva finire. Ci sono state parole, lunghi, lunghissimi baci dell'addio, lacrime. Ma è giusto così. Non ero innamorata di lui nè lui di me. Credo di aver pianto per orgoglio, non per dolore.
In realtà sono contenta per lui se lei o chissà chi altra, gli darà quel che cerca. Perché io proprio non posso. E sono anche sollevata, in verità, che sia stato lui. Non avrei retto all'idea di spezzargli il cuore.
E se lui si fosse innamorato davvero gliel'avrei spezzato inesorabilmente. Perché il mio cuore é incatenato a quel principe incontrato a quella festa.
Ho imparato una cosa quest'anno. Puoi vivere la vita che vuoi, puoi essere chi vuoi. Puoi essere una ragazza dolce e bon ton o una stronza, cinica e tutta d'un pezzo come me. Puoi essere una che sorride quando vede le coppiette che si baciano o fingere un conato come capita a me davanti alle effusioni stucchevoli.
Puoi fare e dire ciò che vuoi, ma l'amore è beffardo. Capita. Capita che una sera i tuoi occhi cadano nello sguardo di qualcuno e la tua vita non sarà più la stessa.
I miei occhi sono affogati nel mare nero dei suoi e il mio cuore è rimasto lì nel suo abbraccio in quella stanza in penombra in un tempo sospeso dal tempo.
Avere lui accanto e non accorgersi del mondo intorno che si muove. Non l'avevo mai provato prima.
Chiudere gli occhi e sentire ancora la pelle che brucia nei punti in cui l'hanno sfiorata le sue labbra.
Sentire ancora fra le dita la morbidezza dei suoi capelli e la sua voce che mi accarezza.
E aspettare. Aspettarlo ogni giorno ignorando il nodo che mi stringe la gola.
Urlare il suo nome nella mia testa fino a non poterne più e chiedermi se sia normale tutto questo sentire.
C'è una canzone che parla di lui, di quel che sento. Non era il mio cantante preferito e non sono una che diventa fan post-mortem. Ma tant'è le parole di questa canzone me le sento cucite addosso. Ogni singola parola descrive quel che sento per lui.

E' normale essere così tanto sopraffatti da qualcuno che la nostra vita l'ha solo sfiorata?
Forse sto impazzendo.
Più che probabile.
Come dicevo, non ho buoni propositi per quest'anno nuovo. Che poi è anche inutile che io li faccia vista la mia abilità nel disattenderli.
Ho solo me, il mio cuore testardo e degli amici meravigliosi.
Direi che ho (quasi) tutto quello che mi serve.