lunedì 9 settembre 2013

La mia vita

Dopo tanto pensare eccomi qui a partorire il post più difficile che ci sia.
Sì, ho scritto partorire. L'ho scritto con cognizione di causa. Perchè scrivere tutto quello che ho in testa sarà intenso e difficile come un parto.
Ma ho aperto un blog anche e soprattutto per questo. Per sgomberare la mente e l'anima da tutto ciò che mi appesantisce. Una sorta di auto psicoanalisi che non può adempiersi se non trovo il coraggio di mettermi a nudo.
Dicevamo, la mia vita.
La mia non è stata una vita facile. Certo altri 5.999.999.999 persone potranno dire lo stesso, ma qui si parla di me sicché.
Sono nata 32 anni fa in una famiglia disastrata. Sotto ogni punto di vista. Un padre buono come il pane ma incapace di farmi da padre e incapace di mantenersi un lavoro e di assumersi qualsiasi responsabilità. Grazie a lui sin dalla mia primissima infanzia ho conosciuto il problema di arrivare a fine mese, le rinunce e spesso anche non avere di che mangiare.
Mia madre, donna piccolina ma combattiva ha sempre lavorato duramente ma... ma era (ed è tutt'ora) una fanatica religiosa, malata di anoressia, depressione, crisi di nervi.
Mi ha cresciuta a botte e disprezzo per il mio aspetto fisico. Ha sempre preteso da me il massimo a scuola, nel comportamento, nell'aspetto. Ecco nell'aspetto non sono mai riuscita ad accontentarla e lei non ha mai fatto pace con l'idea che sua figlia fosse dapprima una bambina paffuta, un'adolescente grassa, un'adulta obesa.
Mi ha cresciuta a sensi di colpa. Ricordo ancora con i brividi lungo la schiena, le sue occhiate di disapprovazione ogni mattina. Io mi svegliavo, andavo in cucina a farmi il caffè, le dicevo buongiorno e lei non mi guardava in faccia. Mi guardava ad altezza del culo e scuoteva la testa affranta. Ogni giorno, ogni santo giorno mi ripeteva quanto facessi schifo. Mi diceva "sei tanto intelligente a scuola ma sei una stupida. Solo una stupida non è capace di dimagrire".
Quanti pianti soffocati in quantità industriali di cibo. Anni ed anni passati chiusa in casa ad ingozzarmi pensando che se facevo schifo a mia madre allora nessuno al mondo mi avrebbe mai apprezzata. Figuariamoci, amata.
Ma l'ho sempre perdonata. In quei momenti in cui mi concedeva un abbraccio, una carezza, il mio cuore la perdonava di tutto. Delle botte, delle urla, degli insulti. Di tutto.
Tutto questo in un contesto di fondamentalismo religioso che a parlarne sembra follia. Sono cresciuta come testimone di geova (lo scrivo in minuscolo. sissignore. per me non meritano la maiuscola).
Questo ha significato, dalla nascita fino ai miei 24 anni, niente natale, nessun compleanno, niente fidanzatino, niente uscite con le amiche di scuola, niente pasqua, niente carnevale, niente di niente di niente.
Una vita scandita da impegni pressanti sin da piccoli. La scuola, 3 volte a settimana le riunioni (un po' come andare a messa ma un po' più impegnativo), lo studio della bibbia a casa, andare a suonare i campanelli tutti i fine settimana (crescendo anche in settimana). Una vita di imposizioni e sensi di colpa a pioggia. Perchè ti insegnavano che dio vede tutto, che legge la mente e il cuore e io censuravo i miei stessi pensieri per il timore di farlo arrabbiare.
Essere una testimone di geova ha significato rinunciare all'infanzia, all'adolescenza ed anche ad una parte della mia vita adulta. Perchè io volevo tanto, ma tanto, fare giurisprudenza. Ma non ho potuto. Perchè per loro l'università è il diavolo.
A 20 ho provato la mia prima fuga. A venezia. Ma mia madre pensò bene di farmi ospitare da altri tdg che divennero i miei guardiani e interpretarono il ruolo anche quando io riuscii a trovarmi una casa per conto mio. Così, dopo un anno di fatiche, tornai a casa. Più grassa che mai. Mia madre si rifiutò persino di uscire di casa insieme a me. Mi disse in faccia "io con te non ci esco. Le persone ti guardano. sei un fenomeno da baraccone."
E io smisi di mangiare. Cominciai una dieta tutta mia che non superava le 500 calorie al giorno (spesso neanche ci arrivava a quella cifra) e mi ammazzai in palestra per 3/4 ore al giorno.
In circa 3 mesi persi 30 kg e riottenni l'affetto di mia madre.
Certo avevo perso la testa, non mi ricordavo il mio nome e i crampi allo stomaco mi rendevano più rabbiosa di un pit bull tenuto per anni alla catena... ma almeno lei era orgogliosa di me.
Passai altri due anni a casa trascinandomi in impegni religiosi che non sopportavo (buffo, mi ero scoperta atea da anni. E' il colmo per un testimone di geova), con un lavoro sottopagato e terribile.
Finchè un giorno, stanca di tutto, ho risposto ad un annuncio di lavoro a Bologna. Così senza arte né parte sono partita per Bologna. Lì ho trovato una stanza, un lavoro, delle coinquiline fantastiche e quelle che ora sono le mie 2 migliori amiche.
Ho trovato anche la forza di uscire da quella religione.
Mia madre mi ha fatto pressioni, ricatti morali e prediche a non finire. Ha continuato anche quando sono venuta a vivere a Milano.
Ha continuato fino al 25 giugno di quest'anno. Il 25 giugno mi ha detto che i nostri rapporti si chiudevano per sempre. Io non sono più sua figlia, non ho più una madre, un padre, un fratello (che tra l'altro ha avuto un bambino che si chiama Lorenzo. Il nipote che mai conoscerò porta il nome che fin da ragazzina io volevo dare a mio figlio. buffo eh?).
Questo post diventerebbe troppo lungo se dovessi raccontare tutto quello che ho dentro.
La verità è che io dentro ho solo un grande buco. Un enorme vuoto che niente e nessuno può colmare.
Certo ora sono grande, vivo in una città che amo, ho un lavoro sicuro e che mi piace, ho degli amici che mi vogliono bene.
Non ho un padre a cui chiedere come si fa a diventare grandi. Un padre a cui chiedere come si compila un 730, come si sbrigano le faccende burocratiche, un padre a cui chiedere aiuto quando la coinquilina pazza mi fa passare i guai. Un padre a cui chiedere aiuto per trovare una nuova sistemazione. Un padre da chiamare per fare una chiaccherata.
Non ho una madre. Una madre che mi ami, che mi dica che sono bella anche con i miei kg. che mi dica che merito amore, che mi ascolti. Non ho braccia di madre in cui rifugiarmi.
Gli amici, gli zii, tutti mi dicono che sono stata forte e posso vivere anche senza di loro. che ce la farò. che non devo pensarci.
Nessuno sembra capire questo buco nero che ho dentro di me.
Nessuno sembra capire che lo so che sono forte, che ho superato tanto.. ma io mi sento stanca di lottare. sono stanca.
Ho 32 anni ma me ne sento 80. Io non la vedo la vita davanti a me. Vedo solo un ripetersi di giorni pieni delle stesse angosce.
Sono una massa ingarbugliata di ansie, dolore e sogni spezzati.
E forse è anche per questo che sono sola. Perchè dove lo trovo un uomo abbastanza risolto da avere la voglia e la pazienza di aggiustarmi il cuore?
E, soprattutto, si può chiedere tanto ad un uomo? Nessuno dovrebbe chiedere di essere salvato.
Forse un giorno mi salverò da sola. Chissà.

14 commenti:

  1. ciao, sono red.
    hai visto come si stava bene oggi? né caldo né freddo.
    e tanta tanta normalità.
    che è quello che serve.
    andrà tutto bene, sai?

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    1. oh Red, sarò una piangina ma tu riesci a coomuovermi con poche semplici parole.
      grazie

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    2. hai scritto di cose che conosco. non tutte, alcune.
      e il mondo (il mio mondo, perlomeno) non ha alcun bisogno di gente che ha il terrore di apparire debole.
      le parole semplici sono le più semplici da dire e da trovare.
      tutto easy, strega. ;)

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    3. mi piace un mondo in cui le persone non abbiano terrore di apparire deboli. C'è molta forza nel mostrare le proprie debolezze.
      Mi piacerebbe sapere quali, delle cose che ho scritto, conosci. Ma in fondo, se non ti va, va anche bene così. :)

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    4. certi aspetti della tua storia ricorrono in una storia che conosco bene, ma poiché non ti parlerei di me, preferisco non farlo qui.
      le persone che ti dicono che sei forte e ce la farai farebbero meglio a dirti che sarà faticoso e a tratti doloroso, ma che ne varrà la pena. è questo che ci spinge a fare le cose, a chiudere i buchi. viviamo di moventi.

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  2. Scusami se mi sento di lasciarti un commento, difficilmente lo faccio. Non ci "conosciamo" ma è come se ti conoscessi, credimi.

    Nessuno ti salverà.
    Che sei forte lo sai benissimo, non hai bisogno che tutti te lo ricordino, anche se poi essere forte è ciò che vedono gli altri, il riflesso che tu rimandi del tuo coraggio. Che altro non è che un miscuglio di fragilità, debolezze, tristezze che fanno a pugni con la tua voglia di vivere ed essere felice.
    In fondo al tuo cuore, dentro di te c'è una luce speciale, la tua.

    Non sono qui a dirti che sarà facile e passerà, anzi.
    Tutto questo fardello, che non hai richiesto ma ti sei ritrovata sulle spalle, te lo porterai dietro per un bel po', proprio come un'ombra che cercherà spesso di oscurare i momenti di luce.
    Ma poco a poco, per strada, perderai pezzi di questo fardello. Qualcosa resterà su quelle spalle e a volte riemergerà e ti servirà, ti ricorderà chi eri, come eri e quanta strada hai fatto.

    Nessuno ti salverà, ma quello che scrivi, come lo scrivi e il coraggio che ci metti nel farlo parlano chiaro:
    Ti sta salvando l'unica persona che può farlo. TU.

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    1. Lo. Grazie. Grazie per essere andata oltre la tue consuetudine scegliendo di spendere parole per me. Parole come le tue sono un balsamo e mi fanno sentire un po' meno sola e un po' meno fragile.
      Non ho molto altro da aggiungere. Se non che le rileggerò spesso, le rileggerò ogni volta che sentirò quel coraggio mancare un po'.
      A distanza e virtualmente ti abbraccio con braccia reali e sincere.

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  3. Alla fine ...non ci rimane che questa vita… stupida,
    appesa a un filo, sorniona,
    che si prende gioco delle nostre insicurezze
    e dei timori che ci pervadono.
    L'unico atto che possiamo compier...
    è di amarla, di un amore smisurato.

    Charles Bukowsky

    Ti ho abbracciata anche io sai, mentre ti scrivevo, forte forte.

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  4. Ahhhh quanto amore per Charles!! :) un abbraccio.. ps. SCRIVI!!! voglio vedere il tuo blog pieno zeppo :)

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  5. :) mah.....ho troppe parole nella testa. Il problema è che sono in continuo movimento quindi acchiapparle, metterle in ordine e dar loro forma non è per nulla facile. O forse non fa proprio per me!
    Ma....mai dire mai, vedremo ;)

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  6. sei molto più forte di quello che credi.
    nessuno ci può salvare, figuriamoci un uomo.
    e poi ti sei già "salvata" una volta.
    ti abbraccio
    V

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  7. Sono tornata un attimo e solo per leggere te, perché mi è arrivato il tuo "appello" e ho sentito che dovevo farlo, che te lo dovevo.
    Io non ti dirò niente, perché il coraggio che hai avuto a scrivere tutto, a buttare fuori il veleno e l'amaro che hai dovuto ingoiare, ecco, questo dice tutto di te, lo sai?
    L'ho scritto in un post, molto tempo fa, quando sguazzavo ancora nella pozzanghera del malessere, scrissi che un maestro di yoga mi disse, parlando della mia vita in salita: i sentieri più belli sono quelli scoscesi, di montagna, in salita...è da li che si gode il panorama più bello. E si, lo so cosa stai pensando, perché l'ho pensato anche io, e l'ho pure detto: che non è che si veda un gran che di quel panorama con gli occhi pieni di lacrime...
    Quindi piangi se devi, ridi quando puoi, cammina che c'è ancora il sole...e continua come stai facendo, un passo alla volta: vivi.

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