lunedì 25 agosto 2014

E all'improvviso eccolo lì. Ero distratta, troppo assorta nella lettura per accorgermi di lui accanto a me che mi scruta. Ho alzato gli occhi distrattamente e l'ho visto. Il cuore ha accelerato i battiti e le mie labbra si sono curvate in un sorriso che non ho saputo trattenere. Ho lasciato che il suo splendido blu mi allagasse lo sguardo mentre due piccole lacrime impertinenti sono corse a pungermi gli angoli degli occhi. Un misto di sentimenti che non so spiegare. Felicità dal retrogusto di nostalgia. Il richiamo dell'appartenenza che pulsa nelle vene che io lo voglia o no. Ma lì al di là del finestrino c'è il mio mare a guardarmi e a dirmi "Ben tornata a casa". E per ora, per questo istante, è tutto ciò di cui ho bisogno.  

lunedì 18 agosto 2014

"E cancello il tuo nome dalla mia facciata e confondo i miei alibi e le tue ragioni"

Giorni interi e notte insonni gonfie di parole. Parole pensate, masticate e mai digerite. Parole che vorrei dire a te se solo una vocina nel mio cervello non si ostinasse a ripetere " a cosa servirebbe ormai?"
E' solo che lo sai che sono fatta così. Prima o poi quello che penso devo dirlo, anche a costo di fare più danni della bomba atomica. Questo l'hai sempre capito di me. Non sono mai riuscita a nasconderti quello che realmente pensavo. Lo capivi anche dal più impercettibile cambio di tono. Bastava un silenzio, un sospiro, un mugugno soffocato, che tu mi costringevi a dirti la verità.
Era una delle cose che più amavo di noi. Questo capirsi nel profondo, sapersi e accettarsi.
Che fine abbiamo fatto noi? Continuo a domandarmelo. Una domanda che ossessiona la mia mente in un infinito loop che non mi dà tregua.
Ad un certo punto qualcosa si è rotto e tu sei tornato a rintanarti nella tua torre d'avorio. Silenzi e mura alte come palazzi. Muri che ho provato a scalare ma erano lisci come specchi e i miei goffi tentativi mi hanno fatto rovinare a terra senza alcuna speranza.
Ogni 7/10 giorni ti affacci da quella piccola finestrella nella stanza in cima alla torre e ti fai sentire come se nulla fosse. Qualche messaggio carino e spiritoso come se noi non fossimo mai stati altro di più.
Ed io deglutisco le parole che vorrei dirti e ti assecondo per la paura che tu possa tornare a rintanarti definitivamente.
Non la conoscevo questa parte di me, questa paura di parlare, questo censurarmi. Non sono mai stata così. Con nessuno prima di te. Ho sempre fatto e disfatto con le mie parole. Anche a costo di pentirmene.
Onestamente ora non so neanche più se questo mio tacere sia dovuto alla "paura" o semplicemente alla curiosità morbosa di vedere dove andrai a parare, fino a dove ti spingerai con questa pantomima.
Sto qui buona buona nel mio silenzio perché sono tante le cose che vorrei vedere con i miei occhi: se ti ricorderai del mio compleanno tra 11 giorni, se vorrai rivedermi, se ti deciderai ad affrontare la realtà...
Tante cose che non vedrò se non mi taccio.
E poi, per cambiare, vorrei dirti tutto questo guardandoti negli occhi. Voglio guardare i tuoi occhi mentre ti dico quanto tutto questo mi abbia lacerata nel profondo. Voglio guardare i tuoi occhi mentre ti chiedo a cosa è servito tutto questo.
A cosa sono servite le notti insonni a parlare per ore, a cosa sono servite le lacrime e le risate, le paure, i discorsi strappa cuore, le fughe e i ritorni, i treni, le mani, i baci, le sigarette, le parolacce e le tenerezze, se poi doveva finire così.
A cosa è servito innamorarmi di te e credere in te se ora siamo poco più di due estranei?
E no, non ci sto con chi dice che è bello che ci sia stato, che non si rimpiange di aver amato qualcuno ed altre stronzate di  Mocciana memoria. Fanculo tu e tutto quello che c'è stato. Passo i miei giorni a rinnegare la maledetta sera in cui ti ho conosciuto. Perché non c'è niente di bello nell'averti amato se ora te ne vai. Non c'è niente di poetico e romantico nell'averti creduto tanto da non riuscire a guardare negli occhi un uomo senza pensare "sì, ok, ma non sei lui". Io non so che farmene di tutto questo amore che non posso dare a te. Non so che farne di tuti i giorni non ancora vissuti che avevo messo da parte per viverli con te. Non so non odiare la fitta che ho sentito in questi giorni vedendo amici andare a Praga perché non riuscivo a non pensare a quando me ne parlavi tu dicendo che volevi andarci con me.
Soprattutto odio il dolore acuto che provo quando penso che forse, probabilmente, questo tuo allontanamento sarà dovuto al fatto che c'è qualcuna ora accanto a te. 
Vorrei non averti mai conosciuto, almeno non saprei che ci sei e potrei continuare a cercarti con la speranza un giorno di incontrare i tuoi occhi.